Oggi sarebbe stato l'82° compleanno di Pinelli.
BREVE STORIA:
Nato il 21 Ottobre 1928, aveva fatto solo le scuole elementari, colmando però le sue lacune leggendo centinaia di libri, e imparando da autodidatta.
Nel 1944/45, poco più che diciottenne, aveva partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, in uno dei vari raggruppamenti anarchici che operarono efficacemente dentro e intorno alla metropoli lombarda.
Dopo la Liberazione, resta uno dei pochi giovani a rimanere, convinto ed attivo, che si riavrà presto la libertà vista fin'ora solo di sfuggita.
Nel 1954, vinto un concorso, entra nelle Ferrovie come manovratore.
Nel 1963 si unisce ai giovani anarchici della "Gioventù Libertaria", due anni dopo è tra i fondatori del circolo “Sacco e Vanzetti” – finalmente una sede anarchica, dopo che per un decennio i compagni erano “costretti” a chiedere ospitalità ai repubblicani o ad altri.
Nel 1968, dopo che lo sfratto costringe alla chiusura il “Sacco e Vanzetti”, il 1° Maggio (qualche giorno prima delle rivolte) si inaugura un nuovo circolo, in piazzale Lugano 31, a pochi metri dal ponte della Ghisolfa.
Il circolo diventa per Pino la sua seconda casa.
Negli ultimi mesi della sua vita, Pino è particolarmente coinvolto dalle attività connesse con gli arresti dei vari anarchici accusati delle bombe esplose il 25 Aprile 1969 a Milano, alla Stazione Centrale ed alla Fiera Campionaria.
Pinelli viene invitato a seguire i poliziotti in questura. C’era già stato tante volte, in via Fatebenefratelli: conosceva bene le regole del gioco, interrogatori, lusinghe e minacce, richieste di nomi, indirizzi, informazioni. Ma questa volta era diverso.
Tre giorni dopo (16 Dicembre 1969), il corpo di Pino veniva scaraventato giù dalla finestra di una stanza dell’ufficio politico, al quarto piano della questura. Era la fine di una vita, l’inizio di una tragica farsa politico-giudiziaria. Lo Stato n'è uscì con l’immagine a pezzi. Pino, invece, no.
"Signor questore, io gliel’ho già detto,
lo ripeto che sono innocente:
anarchia non vuol dire bombe,
ma giustizia, amor, libertà".
[...]
L’hanno ucciso perché era un compagno
non importa se era innocente;
"era anarchico e questo ci basta".
disse Guida, il feroce questor.
C’è una bara e tremila compagni
stringevamo le nere bandiere
in quel giorno l’abbiamo giurato
"non finisce di certo così".
Ciao Compagno Pinelli!!
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